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monocromo

   

monocromo

12 07 2024  26 08 2024

monocromo

La storia dell’arte contemporanea identifica nel monocromo una condizione fondamentale per definire la pittura a partire dal secondo novecento.
Terminata l’enfasi dell’Espressionismo Astratto, esauritasi la spinta dell’Informale, già dai tardi anni ’50 dipingere ha significato considerare la sfera teorica e mentale della disciplina, all’emergere delle cosiddette ultime avanguardie, Minimalismo, Pop Art, Concettuale.
Nel 1960 lo storico Udo Kultermann curò al museo di Leverkusen, in Germania, la collettiva Monochrome Maleri che faceva il punto su questa nuova tendenza globale: non si trattava infatti di un movimento vero e proprio ma di una sensibilità diffusasi contemporaneamente in Europa e negli Stati Uniti, con una significativa rappresentativa italiana. Spinta che da allora non si è mai esaurita, evolvendosi semmai in formulazioni sempre nuove.
Sono dunque più di sessant’anni che il Monocromo continua a far parlare di sé come una tendenza mentale della pittura, che di volta in volta ingloba il segno, il gesto, la superficie, fino a estendersi nello spazio, dialogando con la scultura, l’installazione e la tridimensionalità.
La Galleria Flora Bigai dedica la mostra dell’estate 2024 a una nuova riflessione sulla pittura monocroma, dagli anni ’60 al presente. Dopo un’attenta selezione sono stati inseriti nell’allestimento alcune figure storiche come Enrico Castellani e Agostino Bonalumi attivi nella scena milanese sulla scia dell’esperienza di Fontana, Yves Klein autore del celeberrimo IKB, il monocromo blu, Getulio Alviani, testimone delle ricerche tra Nord ed Est Europa in una concezione neo-avanguardista sui nuovi materiali tecnologici.
Agli anni ’70 e seguenti sono invece legati i Radical Writing di Irma Blank, vero e proprio esercizio concettuale, accanto al rigoroso lavoro, addirittura matematico, di Imi Knoebel. Più recenti le espressioni, di matrice calda e mediterranea, di Ettore Spalletti e Pino Pinelli, scomparso nei mesi scorsi.
Completano la mostra le esperienze internazionali legate al Gruppo Zero di Bernard Aubertin, del materico Jason Martin e dello scultore Anish Kapoor, entrambi protagonisti della miglior stagione dell’arte britannica recente.


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