La mostra è uno spaccato del percorso di Sergio Fermariello, fatto di grafie leggiadre e di codici espressivi evoluti pur condotti alla connotazione di alfabeti antropologici primordiali.
La concezione creativa dell'artista si rifà infatti al rito del mito: coagulo di memoria pittorica ed estremità minimalista, per accezioni simil-rupestri recuperate nell'ambito di un'indagine ritmica della profondità universale.
Sono 15 lavori inediti dove al bianco e nero si affianca anche l'utilizzo della foglia d'oro: carta su acciaio, tela, metallo e tessuto.