Forme arcaiche e ieratiche sono quelle plasmate da Dana, che alterna strutture verticali ed imponenti, mitiche, come gli obelischi che si stagliano verso l’alto, a strutture strette e piatte che dispiegano la propria atavica espressività alla forma orizzontale, in un dialogo tra cielo e terra, tra assoluto e materia.
Ma la forma altro non è se non lo spunto per svolgere una riflessione sul passato.
Le opere dell’artista, infatti, sono una meditazione sul tempo modulata in termini plastici. Le superfici erose e graffiate, le iscrizioni di alfabeti sconosciuti così come i solchi, sembrano riprodurre l’eco di un passato remoto: è il vento del deserto che sembra scolpire le opere di Dana, così come le dune, un vento carico di senso del primigenio e di ataviche memorie.